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Le Madonne Nere



La Vergine Nera di Montserrat

La Vergine Nera di Montserrat (Catalogna, Spagna)



Il culto della Grande Madre


In Italia, come in altri paesi del continente europeo, non è raro imbattersi nell'effige di una Madonna Nera, ossia rappresentata col volto bruno. In realtà, le Madonne Nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica e si trovano nei più riveriti santuari e cattedrali d'Europa. Tutta via la maggior parte delle volte questa immagine rappresenta un significato ben più profondo e precedente al culto mariano ed alla stessa religione cristiana. È innegabile, infatti, che il Cristianesimo nascente abbia dovuto, per potersi imporre, soppiantare i culti esistenti, in particolare sostituire i culti primigeni della Grande Madre con quello della Vergine Maria. Il culto della Grande Madre risale al Neolitico, se non addirittura al Paleolitico, se teniamo conto del ritrovamento di numerose figurine di donne dai seni prosperosi ed il ventre gonfio (tutti aspetti legati alle fertilità) ritrovati un po' ovunque in tutta Europa. Con il passare del tempo la Magna Mater è stata rappresentata in moltissime forme diverse, addirittura moltiplicandosi in diverse divinità femminili all'interno della stessa religione, per metterne in risalto i diversi aspetti, ora legati alla fecondità della terra, ora alla fertilità ed alla sessualità, ora all'alternarsi delle stagioni. Non a caso, la maggior parte dei culti dediti alla Grande Madre erano culti ctoni, cioè venivano svolti in templi sotterranei, o caverne, laddove le correnti telluriche, ovvero la manifestazione delle energie della terra, si fanno più forti.



Diana Efesina (Musei Capitolini)

Diana Efesina (Villa d'Este, Tivoli)

Statua di Diana Efesina

Roma - Musei Capitolini

Statua di Diana Efesina

Tivoli (RM) - Villa d'Este



Nell'area del Mediterraneo conosciamo oggi nomi e storie di queste divinità che s'imposero, nell'ambito delle varie culture che si sono avvicendate, con il culto della Grande Madre:


  • in area mesopotamica (V millennio A.C.): Inanna, Ishtar, Astarthe;

  • in area anatolica (II millennio A.C.): Cibele, Rea;

  • in area greca: Gaia (o Gea), Afrodite, Demetra, Persefone, Proserpina;

  • in area etrusca: Mater Matuta;

  • in area romana: Bona Dea o Magna Mater, Venere.



Il culto cristiano della Madonna Nera


Per quanto riguarda la diffusione del culto in ambito cristiano, è bene innanzi tutto fare una doverosa premessa. Le varie effigi della Madonna Nera oggi conosciute possono avere origini diverse:


1) sono statue della Madonna originariamente di "carnagione chiara", che poi sono annerite nel tempo a causa dell'ossidazione dei pigmenti che ne coloravano il volto, e della lunga esposizione al fumo delle candele votive. Queste ipotesi, tuttavia, sono state spesso utilizzate come spiegazioni di comodo per le origini di molte effigi di questo tipo, nel tentativo, forse, da parte delle rappresentanze cattoliche più intransigenti, di celare le origini pagane e, per certi versi, più "scomode" del mito. Ciò soprattutto quando, alla luce dell'osservazione comune, non si riesce a spiegare come i suddetti processi naturali di annerimento abbiano potuto essere così "selettivi" da privilegiare il volto e le mani e non, per esempio, gli abiti o gli altri elementi.


2) Si tratta di fusioni "sincretiche" con i culti locali, specialmente in territorio africano o dell'America Latina, quando il Cristianesimo ha influenzato e poi soppiantato le diverse religioni locali, che rappresentavano le divinità a loro immagine e somiglianza, ovvero con la pelle di colore scuro.



Madonna Nera - Subiaco

Madonna con Bambino

Subiaco (RM) - Chiesa di S. Maria della Valle



Ove non si possano fare queste ipotesi semplificative, è lecito indagare più a fondo nell'origine di tale mito. Il culto delle Vergini Nere si diffuse soprattutto durante il Medioevo, ad opera di grandi personaggi e riformatori religiosi. È illustre l'esempio di San Bernardo di Chiaravalle, attivissimo oratore e promulgatore instancabile, che tenne a battesimo i due più grandi ordini medievali: quello monastico dei Frati Cistercensi, di cui fu il massimo esponente e per i quali redasse la Regola, e quello dei Cavalieri Templari, che raccomandò al Papa e per i quali adattò la stessa regola modificandola per le esigenze dovute alla loro duplice natura di monaci e guerrieri. Secondo la leggenda da lui stesso narrata in un suo scritto, Bernardo rivela di aver ricevuto l'illuminazione un giorno in cui si trovava a pregare nella Chiesa di Saint Vorles a Chatillon-sur-Seine, in contemplazione di una statua di una Madonna Nera. Si dice che dopo che egli avesse pronunciato le parole "Monstra te Matrem" (Mostrati, o Madre), Maria si premette il seno, e tre gocce del suo latte caddero direttamente dalla sua bocca; si noti il senso simbolico di tutto ciò.



L'Odigitria e il ritratto di San Luca


San Luca, uno dei quattro evangelisti canonici, era nativo di Antiochia, dove avrebbe conosciuto Paolo di Tarso e sarebbe diventato suo discepolo. Secondo una tradizione cristiana ben affermata, egli era anche un valente pittore, e nel corso della sua vita avrebbe eseguito diversi ritratti dei Santi Pietro e Paolo e, soprattutto, della Madonna. Per questo egli è considerato anche il primo iconografo della storia cristiana ed è diventato, nella tradizione cattolica, il santo patrono degli artisti.


In tutto il mondo esistono miriadi di icone dipinte, classificate come "Madonne Nere", che si dice siano state dipinte da San Luca. In realtà, com'è ovvio, si tratta di copie reiterate di un ritratto originario, che seguono tutte lo stesso modello iconografico: quello dell'Odigitria (oppure, più correttamente, l'Odegitria). Questa parola deriva dal greco, ed è composta dai termini odos, che significa "strada", ed egheter, "indicare", e significa "colei che indica la via". In queste raffigurazioni, infatti, la Madonna è rappresentata seduta, con il Bambino Gesù in braccio, che lei indica con la mano sinistra. Gesù è simbolicamente la "Via", e da qui l'origine dell'epiteto. Questa iconografia era prevalentemente diffusa durante il periodo medievale nell'arte bizantina (da cui l'appellativo di "Santa Maria di Costantinopoli" attribuito a molte icone di questo tipo) e in quella russa. Si trova anche elencata come Theotókos Odigitria, Panag[h]ía Odigitria e Madonna dell'Itria. Secondo la tradizione agiografica, l'evangelista Luca eseguì un ritratto di Maria, che in seguito, nel V sec., l'imperatrice Elia Eudosia, moglie di Teodosio II, ritrovò durante un pellegrinaggio in Terrasanta e portò con sé a Bisanzio. L'originale andò perduto durante la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel 1453, ma dell'icona erano state già eseguite centinaia di copie distribuite in tutti i paese dell'ex Impero Romano.


Dal punto di vista simbolico, l'accostamento tra la Madonna Nera e San Luca presenta due implicazioni fondamentali. La prima è sottile: nella rappresentazione simbolica dei quattro evangelisti cristiani, il cosiddetto "Tetramorfo", San Luca è associato al toro (gli altri accostamenti sono l'uomo/angelo per San Matteo, il leone per San Marco, e l'aquila per San Giovanni). L'origine dell'attribuzione è dovuta al fatto che il Vangelo di Luca si apre con la figura di Zaccaria, padre di Giovanni Battista, che celebrava sacrifici nel tempio, e il vitello era tra le bestie sacrificali per eccellenza. Il toro, però, è anche esotericamente associato alle energie sottili e ai rituali di fertilità, gli stessi temi che sono preponderanti nei culti della Grande Madre.


La seconda implicazione è più forte, perché contiene riferimenti più "scottanti". Secondo alcune teorie, le raffigurazioni della Vergine con la pelle di colore scuro in realtà non rappresentano Maria di Nazareth, la madre di Gesù, ma Maria Maddalena, e il bambino che tiene in braccio sarebbe in realtà il figlio di lei avuto da Gesù. Secondo la dottrina cristiana, Luca non fu apostolo diretto di Gesù, anzi, in realtà non lo conobbe mai, essendo diventato discepolo di Paolo verso il 37 d.C., cioè quattro anni dopo la Crocifissione. A quell'epoca Maria doveva avere 63 anni, quindi era piuttosto anziana: come fece allora San Luca a farle un ritratto dalle sembianze coś giovanili, per di più con il Bambino in braccio? Secondo la linea temporale della "Stirpe Reale" meticolosamente ricostruita da Laurence Gardner [1], a quell'epoca Maria Maddalena aveva 34 anni ed aveva appena concepito il primo maschio, Gesù Giusto, nato sette anni dopo la primogenita Tamar. Ovviamente, dovremmo anche ammettere il resto della complicata teoria, e cioè che Gesù non fosse realmente morto sulla croce ma che avesse inscenato tutto con i suoi più stretti collaboratori. Oppure, a maggior beneficio della plausibilità, che suo fratello Giacomo (o Giuseppe di Arimatea, v. articolo relativo) ne avesse preso il posto, sposando la vedova e generando con lei altri figli per perpetuare la linea di sangue.


Se ammettessimo queste teorie "alternative", il colore nero della pelle potrebbe spiegarsi in molti modi. Tra le varie ipotesi proposte, c'è chi afferma [2] che la Maddalena appartenesse ad un ordine sacro regionale chiamato Ordine di Dan, le cui adepte erano naziree laiche e le cui madri superiori, come lo era appunto Maddalena, avevano il diritto a vestire di nero, come i nazirei. Altri [3] tirano in ballo la presunta origine siriana (Jacopo da Varagine, nel paragrafo dedicato alla Maddalena della sua "Legenda Aurea", dice che ella "nacque da una famiglia nobilissima che discendeva da stirpe regale; il padre suo si chiamava Siro [= siriano] la madre Eucaria [= graziosa, un appellativo della dea Afrodite]" [4]), oppure egiziana [5]. Secondo Margaret Starbird, quando la Chiesa Ortodossa cercò di occultare la verità sulla discendenza di Cristo, i suoi difensori continuarono a promulgarla segretamente adorando immagini di Madonne dalla pelle scura. Il colore nero, in questo caso, farebbe riferimento "all'altra Maria, a quella nascosta, alla Sposa Perduta del Cantico [il Cantico dei Cantici di Salomone, v. più avanti], derisa e ripudiata dalla Chiesa Ortodossa" [6]. Più o meno tutti i succitati autori ammettono il collegamento tra il Priorato di Sion ed il culto delle Madonne Nere, e va ricordata la singolare questione che questo culto cominciò a diffondersi inizialmente dalla Francia (luogo in cui Maria Maddalena si era ritirata dopo la fuga dalla Palestina), ed aveva la sua massima concentrazione nell'area compresa tra Lione, Vichy e Clermont-Ferrant, un gruppo collinare chiamato Monts de la Madeleine (Monti della Maddalena).



"Nigra sum sed formosa"


Un motto in latino che accompagna spesso le rappresentazioni della Madonna Nera è "Nigra sum sed formosa", che significa "Sono nera ma bella" (esso è presente, ad es., sul basamento che sorregge la statua della Vergine nel santuario di Tindari, in prov. di Palermo). Di fatto, esso è un versetto tratto dal "Cantico dei Cantici", detto anche "Canto di Salomone", uno dei più inusuali testi contenuti nella Bibbia ebraica e in quella cristiana. Si tratta, infatti, di un poema erotico in otto canti, che canta l'amore del re Salomone, famoso per la sua saggezza, ed una bella "Sulammita", identificata con la Regina di Saba. Il testo venne composto non prima del IV sec. a.C. e fu tra gli ultimi ad essere inserito nel canone biblico, addirittura nel I sec. d.C.. La coincidenza con la nascita del Cristianesimo primitivo ha fatto sì che molti tra i primi commentatori cristiani paragonassero la sposa del cantico a Maria Maddalena. Ancora oggi, nel messale della chiesa cristiana, un passo del Cantico dei Cantici viene letto durante la messa nel giorno dedicato alla Maddalena (22 Luglio). Nonostante l'origine "profana" del Cantico, sia l'Ebraismo, sia il Cristianesimo, hanno sempre tenuto in gran considerazione il Cantico di Salomone, l'uno proponendolo ai fedeli come allegoria dell'amore di Dio per il popolo ebraico, l'altro come metafora dell'amore di Gesù per la Chiesa, chiamata "Sposa di Cristo".



Simbolismo


Il colore nero, in questo contesto, è altamente simbolico. È la Prima Materia, l'ingrediente base che permette all'Alchimista la realizzazione della Grande Opera, la realizzazione della Pietra Filosofale, nella prima e cruciale fase detta, appunto, "nigredo". Non a caso, rivela l'adepto Fulcanelli nel suo "Mistero delle Cattedrali", le parole "materia" e "madre" hanno la stessa radice, "mater", che sancisce il connubio tra la Grande Madre, la Madre di Dio e la Prima Materia dell'Opera. È, altresì, la "morte spirituale" dei filosofi e dei grandi mistici, la "morte in sé" che precede la rinascita, il ritorno alla luce, l'unione spirituale con il principio divino, tutti concetti che in un modo o nell'altro, sotto forma di allegorie o di dottrine segrete, hanno da sempre caratterizzato il sapere dell'uomo.


Ritroviamo queste tematiche, opportunamente celate e velate da immagini simboliche, nelle leggende locali che solitamente accompagnano il culto di una Madonna Nera e che ne tramandano il ritrovamento miracoloso. Protagonisti della scoperta, che avviene sempre in circostanze eccezionali, sono umili personaggi, pastori o contadini. Il ritrovamento è spesso legato ad un elemento di forte valenza tellurica, come una grotta o una sorgente d'acqua. Non a caso, infatti, nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento si trovano sorgenti dalle proprietà miracolose o "pietre della fertilità".


Soffermiamoci per un attimo su questo ultimo, importante, elemento. In varie parti del mondo, spesso assai lontane e di culture molto differenti, si ritrova la medesima tradizione di associare alle grandi pietre, blocchi monolitici infissi nel terreno, la capacità di propiziare la fertilità a quelle donne che si recano a strofinarvisi sopra. Talvolta, le pietre hanno anche proprietà taumaturgiche, come quelle di lenire reumatismi e dolori in genere. Non deve meravigliare: le pietre sono da sempre considerate le "ossa della Madre Terra" (come l'acqua ne è il sangue), e non sono altro che "spinotti" naturali che attingono alle correnti telluriche sotterranee e le accumulano come condensatori, irradiandone all'esterno i loro benefici influssi. Tutto ciò era ben risaputo dagli architetti medievali, che furono tra i più grandi costruttori di cattedrali, templi di pietra destinati alla concentrazione di queste energie ed al loro benefico dispensazione alla comunità dei fedeli raccolti al suo interno.


Queste caratteristiche accomunano la Madonna Nera ad un altro noto simbolo, quello della Triplice Cinta, che ha valenza simile e che spesso, soprattutto nel Medioevo, è stato utilizzato dagli stessi costruttori e posto all'interno di edifici religiosi per contrassegnare luoghi di particolare sacralità tellurica. Non sembra per caso, infatti, che spesso il simbolo compare nelle vicinanze di un luogo ove si veneri, o sia stata venerata, una Madonna Nera.





Note:


[1] Laurence Gardner, "L'enigma del Graal", 2008, ediz. it. 2011, Newton & Compton.

[2] Laurence Gardner, "La linea di sangue del Santo Graal", 1996, ediz. it. 2005, Newton & Compton.

[3] Cfr., ad es., Ean Begg, "Il misterioso culto delle Madonne Nere", 1985, ediz. it. 2006, L'Età dell'Acquario.

[4] Jacopo da Varagine, "Leggenda Aurea", Ed. 1990, Libreria Editrice Fiorentina, trad. it. di Cecilia Lisi.

[5] Lynn Picknett, Clive Prince, "La rivelazione dei Templari", 1997, ediz. it. 1998, Sperling & Kupfer, pp. 55-52.

[6] Margaret Starbird, "Maria Maddalena e il Santo Graal", 1993, ediz. it. 2005, Mondandori, p. 70.




Geografia delle Madonne Nere: l'Italia

Geografia delle Madonne Nere: la Francia

Geografia delle Madonne Nere: l'estero


Il culto della Grande Madre