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Il codice Atbash



Codice Atbash - Rotula



Origine del cifrario


Il codice Atbash è un antico metodo di cifratura utilizzato per dissimulare determinate informazioni all'interno di altre parole. Tecnicamente si tratta di un semplice cifrario a sostituzione monoalfabetica, dove la prima lettera dell'alfabeto viene sostituita con l'ultima, la seconda con la penultima e così via…


A = Z
B = V
C = U


Questo cifrario trova le sue origini nell'ebraismo, e la sua prima apparizione conosciuta si trova nel Vecchio Testamento. In questo articolo, pertanto, si farà riferimento alla sua forma originaria, cioè tenendo conto dell'alfabeto ebraico. Il metodo, comunque, può essere applicato a qualsiasi altro alfabeto con un numero pari di lettere (per quelli con un numero dispari, almeno due lettere vanno accoppiate, ad es. I=Y oppure U=V nell'alfabeto latino). Prima di addentrarci nella sua applicazione, vediamo come ha origine.


L'alfabeto ebraico si compone di 22 lettere. Volendole scrivere nell'ordine, dalla prima all'ultima e da sinistra a destra, esso appare come segue.



L'alfabeto ebraico

L'alfabeto ebraico



Immaginiamo ora di tagliare questo "righello" in due parti e di ruotare la seconda metà sotto la prima, in modo che la prima lettera coincida con l'ultima, la seconda con la penultima, ecc.



La base del cifrario Atbash

Tabella di conversione base del cifrario Atbash



Questa figura costituisce la chiave del cifrario, per cui nella traslitterazione basta individuare la lettera e sostituirla con quella sopra o quella sotta a seconda della riga in cui si trova. Se prendiamo le prime due translitterazioni (le prime due colonne del cifrario), abbiamo A=T, B=Sh, da cui deriva il nome del cifrario: ATBASH.



Il codice Atbash nella Bibbia



Nota: nella lingua ebraica le parole si scrivono da destra a sinistra, quindi sono invertiti sia il senso di scrittura sia il senso di lettura. Per questo le parole scritte in ebraico nei paragrafi che seguono verranno trascritte e dovranno essere lette al contrario. Il nome "atbash", ad esempio, verrà scritto come "Sh-B-T-A".



La prima applicazione nota del codice Atbash la troviamo nella Bibbia, precisamente nel libro di Geremia. La scoperta, come tante altre, è avvenuta un po' per caso, quando gli studiosi si sono trovati ad analizzare i seguenti versetti in cui sono menzionati i nomi di due città che non trovavano corrispondenza con nessun luogo noto:


Ger. 25:26. "a tutti i re del settentrione, vicini e lontani, agli uni e agli altri e a tutti i regni che sono sulla terra; il re di Sheshac berrà dopo di loro."


Ger. 51:1. "Ecco, susciterò contro Babilonia e contro gli abitanti di Leb Kamai un vento distruttore"


Ger. 51:41. "Come è stata presa e occupata Sheshac, l'orgoglio di tutta la terra? Come è diventata un orrore Babilonia fra le nazioni?"


Dopo diverse prove, si è scoperto che era stato applicato un cifrario a sostituzione molto semplice.


La parola "sheshac" in ebraico si scrive con tre lettere: kaph-shin-shin; applicando il metodo descritto sopra esse diventano lamed-beth-beth, ossia Babel, Babele o Babilonia.



Traslitterazione Sheshac-Babel

Traslitterazione Atbash Sheshac-Babel



Allo stesso modo, la sequenza yod-mem-qoph-beth-lamed (Leb Kamai, che letteralmente significa "il cuore del mio nemico") si trasforma nella sequenza mem-yod-daleth-shin-kaph, ossia Kasdim, ovvero "i Caldei".



Traslitterazione Leb Kamai-Casdim

Traslitterazione Atbash Leb Kamai-Casdim



Per completezza, occorre dire che molti commentatori di questi versetti di Geremia non concordano sull'intenzionalità dell'utilizzo del codice Atbash, nel senso che, ad esempio, nel terzo degli esempi citati, nello stesso versetto compaiono sia la versione non cifrata (Babilonia) sia quella cifrata (Sheshac). Altri, invece, ipotizzano che Sheshac fosse già conosciuto all'epoca come sinonimo di Babele/Babilonia, e che l'autore del testo non avesse fatto altro che adeguarsi a questa consuetudine.


A questi dubbi, corrispondono teorie che cercano di dissiparli. In particolare, è ben noto che le parole del linguaggio comune, nella cultura ebraica, avessero un'essenza propria e un potere intrinseco (approfondiremo meglio questo concetto nel paragrafo successivo). Dunque, se una parola possiede una certa essenza o un certo potere, la parola traslitterata in Atbash possiede lo stesso potere invertito. Nei versetti della Bibbia citati, l'Atbash comparirebbe specificamente i quei contesti in cui si parla di lotte di potere. Così, dunque, come Dio può creare e proteggere, può condannare e distruggere, e il linguaggio invertito rappresenterebbe questa inversione di potere. Nel libro di Geremia, capitoli 50 e 51, il profeta predice che Babele diventerà un luogo abbandonato e dimenticato da tutti, dove nessun uomo porrà più piede.


La difficoltà intrinseca nel capire come e perché veniva utilizzata la traslitterazione Atbash nella Bibbia è purtroppo limitata all'esistenza di pochissimi esempi, a meno di altre occorrenze non ancora scoperte. Oltre alle tre citazioni presenti nel libro di Geremia, vi è un quarto potenziale esempio nel primo Libro dei Re (versetto 9:13), che è stato segnalato dallo studioso Cyrus H. Gordon, un archeologo statunitense esperto di antiche culture nella Palestina, in un discorso presentato alla Society of Biblical Literature nel 1973.


Per ricostruire il contesto della frase, nel capitolo si parla dei materiali che il re Salomone aveva ricevuto dal re Hiram di Tiro per la costruzione e l'abbellimento del nascente Tempio che da lui prese il nome. Hiram aveva inviato grandi di quantità di legno di cedro e di cipresso, oltre che dell'oro per le decorazioni. In cambio, Salomone gli offrì venti città localizzate in una zona della Galilea, chiamata Chabulon. Secondo il racconto biblico, il re di Tiro visitò le città ma ne rimase molto deluso, ma nonostante ciò decise di pagare comunque 120 talenti d'oro a Salomone in cambio di quelle città. Nel versetto interessato, il re di Tiro sta esprimendo il proprio disappunto verso Salomone per il regalo ricevuto.


I Re 9:13. "Perciò disse: «Sono queste le città che tu mi hai dato, fratello mio?». Le chiamò terra di Cabul, nome ancora in uso."


Anche in questo caso il nome Cabul non ha corrispondenze nella geografia conosciuta attorno alla Galilea, perciò in analogia a quanto fatto con i versetti di Geremia, è stata tentata una traslitterazione Atbash. Così, si è scoperto che la parola ebraica lamed-wav-beth-kaph (Khabul) diventa kaph-pe-shin-lamed (LSPK), che può essere interpretata come "terra senza valore", "terra sterile".



Traslitterazione Cabul-LSPK

Traslitterazione Atbash Cabul-LSPK



Atbash e Cabala


La Cabala ebraica è l'insieme di tutte quelle dottrine e insegnamenti di tipo esoterico che nacquero in seno all'ebraismo rabbinico e che cominciarono a diffondersi come tali intorno al XII-XIII secolo. Questa dottrina, tuttavia, pone le sue radici in tradizioni ancora più antiche, in particolare nelle teorie che furono sviluppate all'interno di movimenti esoterici nati già nel periodo del Secondo Tempio, ossia quel periodo che va dall'esilio babilonese (597 a.C.) alla distruzione del Secondo Tempio da parte dei Romani, avvenuta nel 70 d.C.


In particolare, i principi della Cabala attribuiscono alle parole un grande potere, racchiuso nell'essenza della parola stessa, sia nel significato, sia nel valore numerico ottenuto sommando i valori delle singole lettere, sia attraverso manipolazioni ottenute in diversi modi.


Riguardo ai testi sacri dell'Ebraismo, i cabalisti cercavano di trovare nessi e significati nascosti per meglio comprendere i legami tra il principio creatore, l'Ein-Sof (l'Infinito), e il creato. Per trovare questi nessi, vennero elaborate tre categorie di metodologie:


1. Il Notariqon, ossia un metodo per ricavare da una parola un concetto più ampio, considerando ogni lettera che la compone come un'iniziale (o una finale) di altre parole che formano una frase di senso compiuto, come AGLA (iniziali di una frase che significa: "Voi siete potente in eterno, signore") o AMEN (che significa "così sia" ed è una formula che conclude le preghiere cristiane, ma rappresenta anche le iniziali delle parole di un versetto biblico che significano "Il Signore re fedele").


2. La Ghematria, un metodo che assegna a ogni lettera un valore numerico e che associa un senso alle parole in base alla somma dei valori delle lettere che le compongono, come per esempio ABRAXAS, formula cabalistica la cui somma è 365, il numero dei giorni dell'anno solare. In quest'ottica tutte le parole che sono in isopsefia, ossia che condividono la stessa somma, sono associabili allo stesso concetto di base.


3. La Temurah, un metodo che ricerca significati nascosti manipolando le lettere delle parole sostituendole con altre secondo certi criteri.


Il codice Atbash è uno dei tre metodi fondamentali della Temurah. Gli altri due sono due codici simili: il codice Avgad, che sostituisce ogni lettera con quella che la precede nell'ordine alfabetico, e il codice Albam, che sostituisce la prima lettera con la dodicesima, la seconda con la tredicesima e così via.



Atbash e Cavalieri Templari


Il noto semiologo, filosofo e scrittore Umberto Eco faceva dire a uno dei protagonisti del romanzo "Il pendolo di Focault" (1988) la frase "I Templari c'entrano sempre!", per ironizzare sulla tendenza cara a molti ricercatori del mistero di inserire i Templari in ogni cosa, spesso a sproposito o senza prove certe a supporto. Ebbene, ironia della sorte, anche nel caso del cifrario Atbash… i Templari c'entrano qualcosa…!


Qui però non parliamo di teorie campate in aria, ma di un dato di fatto. Secondo i rapporti della Santa Inquisizione nel processo che venne intentato contro l'Ordine dei Cavalieri Templari dopo la condanna del 1307, molti cavalieri resero una strana testimonianza che fecero "guadagnare" all'Ordine anche l'accusa di idolatria pagana.


In pratica, si diceva che in alcune cerimonie di iniziazione all'ordine, si parlava di una testa barbuta a cui veniva dato il nome di Baphomet. A lungo ci si è chiesti a che cosa si riferisse questo termine: secondo alcuni era solo una storpiatura di Mahomet (Maometto), o una corruzione del termine arabo abufihamet, che i Mori di Spagna pronunciavano bufihimat, il cui significato sarebbe "il Padre della Conoscenza".


Tra queste ipotesi spicca quella proposta da Hugh J. Schonfield, uno dei più grandi studiosi dei Rotoli del Mar Morto, che nel suo libro "The Essene Odissey" (1984) propone una traslitterazione del termine in Atbash. In questo modo le lettere taw-mem-wav-pe-beth (che compongono il nome Baphomet) diventerebbero alef-yod-pe-wav-shin (Sophia). Dunque la Sofia, la Conoscenza, la Sapienza degli Gnostici, il Principio Femminino per eccellenza sarebbe stato il vero segreto custodito dai Templari? I Templari l'avrebbero mutuato dagli Esseni, la comunità di eremiti semiti cui appartenevano i famosi Rotoli del Mar Morto?



Traslitterazione Baphomet-Sophia

Traslitterazione Atbash Baphomet-Sophia



La translitterazione Atbash dà origine a una pletora di teorie e fantasticazioni di cui non è questa sede di discussione, ma certamente tra gli esempi di applicazione del codice esso rappresenta il più lampante.





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