Il giorno 18 Ottobre 2009 sono stato invitato ad assistere ad una cerimonia del tutto particolare, l'investitura di alcuni Cavalieri Templari appartenenti all'O.S.M.T.H. (acronimo che sta per "Ordo Supremus Militaris Templi Hierosolymitani", «Ordine Supremo Militare del Tempio di Gerusalemme»). Si tratta di un ordine neo-templare, di carattere internazionale, fondato nel 1932, su derivazione dell'Ordre du Temple di più antica concezione, essendo stato originato durante l'era napoleonica (1804) dal fisico Fabré-Palaprat, e riorganizzato nel 1995. L'Ordine si dichiara ispirato ai principi cavallereschi ed all'eredità storica e spirituale degli antichi Cavalieri Templari, proponendosi di trasporla e di adattarla agli ideali moderni. Promuove e intraprende iniziative per il recupero del patrimonio storico e culturale attinente all'antico Ordine del Tempio ed ha, tra le altre finalità, anche quella di sostenere iniziative di carattere benefico a favore di enti, ospedali, ecc.
La data del 18 Ottobre non è stata certo casuale: il sabato è stato scelto per motivi di praticità per i partecipanti, ma il giorno cade troppo a ridosso di una data fondamentale e tristemente nota per chiunque s'interessi di Templari: il 13 Ottobre 1314, il "venerdì di sangue" come è stato chiamato, ci fu infatti l'arresto in massa di tutti i Cavalieri Templari d'Europa da parte delle milizie del re di Francia, Filippo il Bello. A pochi giorni di distanza da questo anniversario la Commanderia Castell'Araldo di Marta (VT) ha scelto di celebrare la cerimonia di investitura di quattro nuovi cavalieri eleggendo a cornice la piccola chiesa di Santa Maria delle Grazie.
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Situata a cavallo tra due importanti strade consolari romane, l'Aurelia e la Cassia, la precettoria templare di Castell'Araldo ha sin dai tempi più antichi rivestito un'importanza strategica notevole. Inoltre, lo stesso tratto della Via Cassia faceva parte del percorso della Via Francigena, sulla quale i Templari mantenevano uno stretto controllo. S'ignora tuttora se la rocca, di cui oggi rimangono ancora visibili alcuni ruderi, e l'attigua chiesetta, intitolata a Santa Maria delle Grazie, fossero state edificate dagli stessi Templari. È certo, tuttavia, che i Cavalieri la presidiassero nella seconda metà del XIII sec., e si ha testimonianza che nel 1255 il suo precettore, fra' Bencivenni da Assisi, fu tra i partecipanti alla riunione delle più importanti precettorie italiane che si svolse a Firenze, nella chiesa di San Jacopo inter Vineas. L'arresto dei Templari e l'inchiesta che ne seguì ebbe ripercussioni su tutte le case e le precettorie d'Europa, e quella di Castell'Araldo non fece eccezione. Una copia della citazione venne affissa, nel 1309, sulla porta della chiesa, e si hanno le testimonianze di tre fratelli "servientes" i quali, sotto tortura, confessarono quello che gli Inquisitori vollero fargli confessare. In seguito allo scioglimento dell'Ordine il sito passò, come tanti altri, nel patrimonio dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni. I Giovanniti mantennero il sito per oltre cinque secoli, tra alterne vicende e lotte di interesse con le potenti famiglie dell'epoca e la popolazione di Marta per i diritti sulle rendite, fino a che, decaduto ogni interesse economico per la tenuta, essa venne ceduta definitivamente al Comune di Marta (1889). Officiata fino alla metà del XX secolo, la chiesa venne poi abbandonata a sé stessa, fino al recente progetto di restauro e di recupero che ha reso il sito così come oggi lo vediamo.
Le cerimonie di investitura dell'O.S.M.T.H. sono di carattere pubblico ed aperte alla partecipazione di chiunque, con l'unico, inderogabile, vincolo che una volta cominciata la cerimonia, suggellata dalla chiusure delle porte del Tempio, nessuno entra e nessuno esce fino al compimento del rito. A presenziare la cerimonia del 18 Ottobre è stato il Commendatore Paolo Storri, titolare della Commenda di Marta, con la partecipazione di altre commende d'Italia, come la Commenda "Balis Buyud - I Diavoli Bianchi" di Roma, la "Sancti Benedicti" di Frosinone, e quella di "S. Pietro in Camollia" di Siena. Al posto d'onore, è giunto da Roma anche il Gran Priore d'Italia, S. E. Stelio W. Venceslai.
La cerimonia a cui ho assistito ha il sapore ed il fascino di un antico rituale cavalleresco, formale quanto basta per dare il giusto senso di sacralità, eppure sobrio, gradevole, senza le pesantezze e le sofisticazioni barocche che siamo soliti vedere in film troppo fantasiosi. Un maestro di cerimonia, munito di spada, ha provveduto nella fase iniziale, ad introdurre tutti i partecipanti in ordine crescente d'importanza, a cominciare dai postulanti, che indossano una simbolica veste di colore nero. Il colore nero è, almeno nell'Occidente, tradizionalmente associato al lutto ed alla morte; il postulante, in effetti, è chiamato a superare una fase di "morte" spirituale, interiore: è la nigredo alchemica, un cammino di riflessione propedeutico all'ingresso nell'Ordine, come uomo rinnovato.
Il Quadrato dei Cavalieri
Quando anche il Gran Priore, l'ultimo a fare il suo ingresso nel Tempio, ha preso posto all'interno del Quadrato dei Cavalieri (l'area attorno all'altare dove solo gli appartenenti all'Ordine possono stare durante lo svolgimento della cerimonia), le porte del Tempio vengono serrate e da questo momento in poi, come è stato detto, verranno riaperte soltanto a conclusione della cerimonia.
I partecipanti esterni (amici e parenti) e gli osservatori, come il sottoscritto, assistono composti e rispettosi allo svolgimento del rituale. Ci è consentito scattare delle foto, purché lo si faccia con moderazione, nel rispetto alla sacralità. I recipiendari vengono spogliati delle loro vecchie uniformi da scudieri, assistiti da Cavalieri al fianco che hanno una funzione simile a quella dei padrini per i cresimandi. Uno di loro indossa già il mantello di Cavaliere, ma se ne spoglia per riceverne uno nuovo: nel suo caso, ci viene spiegato, si tratta di un passaggio da un ordine ad un altro. Durante il rito viene loro offerto del pane e del sale da mangiare, e del vino da bere. Un momento importante della cerimonia è quello della questua, che viene raccolta a scopo di beneficienza. L'obolo è, come ci viene spiegato, facoltativo per i partecipanti, ma rappresenta un obbligo morale per il Cavaliere nel rispetto di quegli ideali che l'Ordine rappresenta.
Infine, nel momento più atteso e di maggiore impatto, anche per chi osserva, i Cavalieri ricevono l'investitura vera e propria, attraverso il celebrante che impone loro la spada sul capo e sulle spalle, come avveniva per i cavalieri medievali. Il motto che fu emblema degli antichi cavalieri Templari echeggia tra le mura della piccola chiesa: «Non nobis, Domine, non nobis, sed nomine tuo da gloriam». A questo punto, i lavori vengono chiusi, le porte del Tempio vengono riaperte ed il cerimoniere portaspada accompagna fuori tutti i partecipanti, nell'ordine inverso a quello d'ingresso, a cominciare dal Gran Priore per finire a noi partecipanti. I neo-Cavalieri indossano compiaciuti i loro mantelli bianchi con la croce patente rossa sopra la spalla sinistra, ed è il momento di scambiare chiacchiere con amici e parenti, e di scattare le foto ricordo.
La cerimonia d'investitura viene ovviamente seguita prima da un generoso aperitivo, che si è svolto presso il ristorante "Relais del Lago", a Marta, e poi da un'abbondante e corale "agape fraterna", che si è tenuta presso il ristorante "La Vela", nella vicina Capodimonte (VT), nella splendida cornice del lago di Bolsena. È questa anche un'occasione per conoscere nuove persone, scambiare contatti, chiacchiere ed opinioni, discutere di tematiche di comune interesse. Ma è anche motivo per fare della beneficienza, contribuendo ad una nobile causa: parte del ricavato del pranzo, infatti, e della vendita di alcuni prodotti locali (tipicamente, bottiglie di vino e barattoli di confetture etichettati con simboli e stemmi della Commenda) viene devoluto al Comitato per la Vita "Daniele Chianelli", un associazione Onlus per la cura di leucemie, linfomi e tumori, soprattutto infantili, con sede a Ponte San Giovanni (PG).
Le singolari scacchiere su un arco d'ingresso di un'abitazione privata |
L'agape si protrae fino a metà pomeriggio, tra le varie portate, il dolce e il caffè. Alla fine del lauto pranzo, anche per smaltire un po' di calorie, sfidando il freddo pungente e le sferzate del vento, si decide di fare quattro passi nel centro storico di Capodimonte, splendido borgo situato a ridosso del lago di Bolsena, alla ricerca (non si sa mai…) di simbolismi che non si fanno attendere a lungo… Ecco apparire, infatti, alcune strane scacchiere graffite in più esemplari sui conci di un arco all'ingresso di un'abitazione privata, lungo Via Marconi, all'inizio del centro abitato, a pochi passi dal ristorante. Se ne ignora la funzione e la datazione, gli esemplari somigliano a degli schemi di gioco e richiamano per certi versi il simbolo dell'Alquerque, ma non è certo questo il contesto di un uso ludico dello schema: sono pure decorazioni?
La Torre dell'Orologio e particolare dello stemma con il liocorno |
Il centro storico, piccolo e sobrio, non offre particolari segni, se si escludono alcune croci devozionali graffite qua e là sui muri, ed un frammento marmoreo inserito tra i conci della Torre dell'Orologio, che rappresenta un liocorno. Lo stemma è accompagnato dalle lettere "P.A." e, curiosamente, al di sotto dell'animale fantastico, si nota un cartiglio con una scritta in caratteri che sembrano arabici. Il monumento principale del paese, la Rocca Farnese, è chiuso: motivo senz'altro valido per tornare in questi luoghi in un'occasione apposita.
La giornata volge al termine, in un clima sempre più freddo. Gli ultimi Cavalieri si accomiatano facendo ritorno alle loro case, magari lasciando la compagnia dopo il classico bicchiere della staffa.
Tornando a casa e ripensando al cerimoniale di stamattina, alcune considerazioni sorgono spontanee. Cosa spinge, oggi, una persona ad aspirare all'ammissione ad un ordine neo-templare? Da quel che si sa, l'O.S.M.T.H. è uno dei pochi ordini che non vanta una discendenza diretta dall'antico ed originale Ordine del Tempio, ma dichiara d'ispirarsi ad i suoi ideali. Oggi viviamo in un mondo in cui gli unici ideali a cui si tende sono il potere ed il denaro, tutti gli altri sono delle mere utopie. Il termine 'cavaliere' è spesso usato come sinonimo di 'gentiluomo' ed anche quando è usato come titolo, ha poco del significato originario. Il mondo è cambiato: nessun postulante sognerebbe oggi di fare i tre voti di povertà, castità ed obbedienza. Di contro, si parla tanto di globalizzazione e di abbattimento delle barriere, ma in realtà quello che avanza sempre più incessantemente è l'isolazionismo e l'intolleranza. I media si prodigano nell'isolare ed enfatizzare solo determinate notizie per alimentare pericolose tendenze xenofobe, antisemite, antislamiche, e chi più ne ha più ne metta, mentre le coscienze vengono distratte ed impigrite, se non addormentate del tutto, da squallide polemiche e insulsi programmi televisivi che riempiono i palinsesti di trivialità, beceri talk-show e donnine seminude. C'è dunque ancora spazio per i veri ideali? C'è bisogno di risvegliare le coscienze o a molti sta bene che la massa continui a dormire, magari per controllarla meglio? Fare beneficenza è un solo modo per tacitare la propria coscienza o c'è qualcosa di più profondo sotto? A quale ‘gloria' aspirano questi cavalieri che continuano, dopo secoli, a chiedere "non per loro, ma nel nome del Signore" come il vecchio motto templare recita?
Torna alla pagina degli eventi