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Canterbury


La Cattedrale di Canterbury



La Via Francigena



La Cattedrale di Canterbury


Fondata dai Romani come centro militare e commerciale sul tragitto che andava da Londra a Dover, con il nome di Durovernum, divenne nel 560 capitale del regno Sassone del Kent, con il nome di Cantwarabyrig ("la città degli uomini del Kent"). Fu però durante il Medioevo che essa raggiunse l’apice della notorietà, quando divenne la sede della prima diocesi cristiana della Gran Bretagna, fondata da Sant’Agostino di Canterbury. Essa è nota soprattutto per due motivi: il primo è che fu la patria dell’arcivescovo Sigerico, cui si deve la prima attestazione documentata del percorso di pellegrinaggio verso Roma che in seguito verrà chiamato Via Francigena, o "Romea". La città di Canterbury, di fatto, ne costituirà la prima tappa in territorio britannico. La seconda, non meno importante, fu la nomea che la città acquistò dopo l’assassinio, nel 1170, dell’arcivescovo Thomas Becket, ad opera di alcuni sicari del re. La sua santificazione conseguente al martirio fece della città uno dei luoghi di pellegrinaggio di primaria importanza per il mondo cattolico, come ben ci narra il poeta Geoffrey Chaucher nei sui "Racconti di Canterbury" (The Canterbury Tales), un vivace resoconto in 23 novelle del viaggio di alcuni pellegrini verso la tomba di Becket, che ci mostra un interessante ritratto della società del XIV secolo.



L’assassinio di Thomas Becket


Thomas Becket venne eletto Arcivescovo di Canterbury dal re Enrico II Plantageneto nel 1162. L’intento del Re era quello di crearsi un potente alleato in quanto mirava ad acquisire il potere sulla Chiesa d’Inghilterra. Le sue mire vennero però deluse in quanto Thomas, dopo l’elezione, concesse la sua totale fedeltà alla Chiesa, evitando di scendere a compromessi con il Re. Gli attriti che derivarono da questa situazione giunsero al culmine quando Thomas scomunicò l’Arcivescovo di York e i Vescovi di Londra e di Salisbury per il loro supporto ai dubbi avanzati dal Re nei confronti della legittimità della sua carica arcivescovile. Non solo: nell’estate del 1170 Enrico aveva fatto incoronare suo figlio come erede al trono da questi e da altri vescovi approfittando dell’assenza di Thomas, usurpando così un antichissimo diritto dell’Arcivescovo di Canterbury. Si tramanda che quattro cavalieri del regno, Richard Brito, Hugh de Moreville, Reginald FitzUrse e William de Tracy, prendendo sul serio il grido del Re «Chi mi libererà da questo prete impiccione?», il 29 Dicembre del 1170 tornando dalla Francia, dove Enrico aveva tenuto la sua Corte Natalizia, penetrarono nella cattedrale, giunsero dinanzi all’altare dove trovarono Thomas era inginocchiato a pregare. Secondo Edward Grim, un monaco che assistette all'omicidio, Thomas si rifiutò di assolvere i vescovi e disse ai cavalieri che "per il nome di Gesù e la protezione della Chiesa, sono pronto ad abbracciare la morte." I cavalieri lo presero in parola ed infersero all’Arcivescovo tre colpi di spada, uccidendolo. Tre giorni dopo la sua morte, si verificarono una serie di miracoli conseguenti al suo martirio. Essi sono stati rappresentati nelle vetrate della finestra dei miracoli posta nella Cappella della Trinità in prossimità dell’abside della Cattedrale. Nel 1173, Becket venne canonizzato da papa Alessandro III nella cattedrale di San Pietro, a Segni (RM) [1]. I pellegrini cominciarono ad affluire al suo santuario posto nella Cattedrale; e Canterbury si trasformò da prima tappa di un percorso di pellegrinaggio a luogo di pellegrinaggio esso stesso. Si narra che un anno dopo lo stesso Enrico, vestito di un umile saio ed a piedi nudi si recò al suo sepolcro in un atto pubblico d’espiazione.



La Cattedrale di Canterbury: la storia


Sant'Agostino di Canterbury giunse sulle coste del Kent, da Roma, come missionario inviato dal papa Gregorio Magno, nel 597. Il sovrano locale, Etelberto, lo accolse benevolmente: benché pagano, infatti, aveva sposato una principessa dei Franchi, Berta, convertita al cattolicesimo. Berta aveva già fondato a Canterbury una piccola chiesa, dedicata a San Martino di Tours, il patrono dei Merovingi, alla cui dinastia ella apparteneva, e l’affidò alle cure di Agostino. Si costituì quindi una prima comunità ed il culto cristiano cominciò a prosperare: si tramanda che lo stesso re insieme a migliaia di altri sudditi chiesero di essere battezzati e si convertirono al nuovo culto. Agostino venne ben presto nominato primo Arcivescovo di Canterbury, e in quello stesso periodo (VII sec.) eresse il primo nucleo della futura Cattedrale e fondò un monastero trasformando la sua "famiglia" in una regolare comunità di monaci Benedettini. Da allora la comunità visse e prosperò fino a che, nel 1540, non venne dissolta in seguito all'editto emanato da Enrico VIII che scioglieva tutti i monasteri. L'edificio originale, che oggi si trova sotto il pavimento della navata, venne ampliato e ristrutturato una prima volta dai Sassoni, mentre l'intera cattedrale venne ricostruita dai Normanni nel 1070 in seguito ad un devastante incendio. In seguito vi furono molte aggiunte e modifiche all'impianto originale, tanto che oggi di originale, a parte la cripta, rimane il Coro e parte delle vetrate che risalgono al XII sec. Dopo la dissoluzione del monastero, la cattedrale mantenne la sua funzione di luogo di preghiera, ma venne affidata ad un Decano e ad un gruppo di ecclesiastici chiamato il Capitolo. Durante la Guerra Civile degli anni '40, la Cattedrale venne seriamente danneggiata dai Puritani, che infransero molte delle vetrate originali ed utilizzarono la navata centrale come ricovero per i cavalli. Dopo la Restaurazione nel 1660, occorsero molto anni per il completo restauro dell'edificio. Intorno al 1830 la torre di nord-est divenne pericolante, e venne demolita e sostituita con una copia della torre di sud-est, dando così l'attuale aspetto simmetrico al lato ovest della Cattedrale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, le mura di cinta vennero pesantemente danneggiate dalle azioni nemiche, e la Biblioteca della Cattedrale venne distrutta, ma la chiesa non subì ulteriori pesanti danneggiamenti.



Il chiostro e la cripta


La visita alla cattedrale comincia attraversando il maestoso Christ Church Gate (foto 3), che separa l'area religiosa dal centro della città. Girando attorno alla chiesa ad un certo punto si entra nel Chiostro Grande (foto 4), un capolavoro architettonico che vale la pena percorrere ed ammirare in ogni dettaglio, soprattutto se si ha la fortuna di capitarvi in un periodo di scarsa affluenza di turisti. I sedili dei monaci, sul lato esterno del chiostro, e i muri a cui sono addossati sono coperti di graffiti, soprattutto sul lato ove si trovava un tempo il lavatoio dei monaci: nomi, date, simboli e schemi di molte epoche sovrapposte. Sui primi compare a più riprese il cosiddetto "Sandalo del Pellegrino", un simbolo a forma di suola di calzatura che veniva apposto, appunto, dai pellegrini per attestare la loro presenza.



Sandali del Pellegrino (1)
Sandali del Pellegrino (2)

Due immagini che mostrano diversi esemplari di "Sandalo del Pellegrino"



Spostando, invece, l'attenzione al muretto del chiostro, quello che sorregge le colonnine, abbiamo ripetutamente cercato eventuali schemi di gioco del filetto, di cui alcune fonti attestano la presenza. Alla fine, anche grazie all'indicazione di alcune guide, abbiamo individuato ciò che cercavamo, anche se non si trattava di Triplici Cinte, ma dello schema del gioco chiamato dagli Inglesi "Nine Men's Morris". È comunque una derivazione del gioco del filetto, o tris, il cui schema è costituito da nove fossette disposte in matrice quadrata di 3x3 file.


Schema del Nine Men's Morris

Lo schema di gioco del Nine Men's Morris



Ne abbiamo individuati almeno due, curiosamente entrambi sovrascritti con profondi solchi a forma di "V" (un tentativo posteriore di "annullamento", o "cancellazione"? Sorge, curioso, il raffronto parallelo con la Triplice Cinta che si trova nel chiostro della Basilica di San Giovanni in Laterano, che presenta anch'esso un elemento similare...). La cosa che però colpisce maggiormente, è che tornando al lavatoio dei monaci, sulle colonnine di sostegno, troviamo lo stesso schema, coi suoi nove punti, ma in versione rimpicciolita e, cosa più interessante, verticale. Non ci troviamo più, ovviamente, di fronte ad un gioco, ma questa volta dobbiamo assumere l'ipotesi che il segno debba avere una qualche valenza simbolica, da rintracciare, forse, ancora nella forma quadrata, nella simmetria centrale, e nella valenza numerologica del numero 9, che è essenzialmente associata all'armonia del trimundio, ovvero dell'unione dei tre mondi della vita animale, spirituale ed emotiva.



Diversi esemplari dello schema del "Nine Men's Morris"



Dal chiostro è possibile accedere alla cripta, anche senza passare dalla chiesa superiore. Si tratta della zona più antica della cattedrale, là dove si trovava anticamente il sepolcro del Santo, prima che i suoi resti venissero traslati, nel 1220, nel nuovo Santuario realizzato nella Cappella della Trinità, dell'edificio superiore. Il suo posto rimane segnato da un rettangolo più scuro, nella cripta circondata da un possente colonnato. Ed è proprio qui, tra le colonne, che troviamo un curioso schema, in rilievo, che ricorda molto il simbolo del Centro Sacro, il cui scopo rimane oscuro. La posizione inspiegabilmente disallineata sia rispetto alle colonne, sia verso qualunque altro elemento della cripta, fanno pensare ad una presenza simbolica. La certezza aumenta quando, ad una coppia di colonne di distanza, troviamo sul pavimento anche una Triplice Cinta, abbastanza piccola e stretta per poterci giocare, ma soprattutto piazzata in un posto così poco consono all'uso ludico: sul pavimento, in posizione storta, a fianco del sepolcro del Santo, il punto più sacro della Cattedrale! C'è un altro elemento che fa pensare, e che sarebbe certamente sfuggito all'osservazione se non avessimo visto prima la Triplice Cinta nella cripta.



Il Centro Sacro alla base delle colonne, una sua vista in dettaglio e la Triplice Cinta



Salendo nella chiesa superiore, e recandoci nella Cappella della Trinità, troviamo uno spazio chiuso all'eccesso dei fedeli con cordoni, nel quale riposano i resti del Santo. Il nuovo sepolcro venne distrutto per ordine di Enrico VIII nel 1538, e da allora non venne più ricostruito. Oggi il suo posto è segnato da una grossa candela bianca, sempre accesa, posta sul pavimento al centro della Cappella (foto 6). Sul fianco destro, rispetto all'entrata, notiamo sul pavimento un motivo costituito da un doppio cerchio concentrico (foto 8). Questo elemento è unico, nel senso che non ne abbiamo altri né sul lato opposto, dove ci saremmo aspettati un motivo simile, se non altro per simmetria, né nel resto della cattedrale. È stato posto in quel punto per un preciso motivo? Magari indica il punto in cui, nella cattedrale, le energie benefiche si concentrano, oppure è il punto in cui un raggio di sole, penetrando da una delle vetrate in un giorno particolare dell'anno, viene a cadere... Fatto sta che è stato posto giusto in corrispondenza del punto in cui, al livello inferiore, si trova la Triplice Cinta. Si tratta di un caso? Il pavimento della Cappella su cui si trova il Santuario è ricoperto di simboliche decorazioni. Tra esse, troviamo anche una serie di tondi decorativi in cui è rappresentato lo Zodiaco (foto 7): non è il primo caso in cui troviamo, nelle chiese medievali, questo intrigante accostamento tra temi religiosi e temi più "pagani" attinenti all'astronomia. Molti altri simbolismi sono riscontrabili all'interno della Cattedrale, di antica fattura, come quelli già elencati ed altri illustrati nella galleria a fianco, ma anche moderni, come la grande e decorativa Rosa dei Venti piazzata sul pavimento della navata centrale nel 1988, coperta all'epoca della nostra visita.




Note:


[1] Un altro luogo dove, neanche a farlo apposta, avevamo rinvenuto non molto tempo prima un nuovo esemplare di Triplice Cinta...




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