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Il Sigillo di Saint-Die



Il Sigillo di Saint-Die



Un solo simbolo, tante storie



Simboli alchemici su una casa di Perugia



Aprile 2004. Passeggiando per le strade della bellissima città di Perugia, mi sono imbattuto in una scoperta interessante. Lungo le strade del centro storico, sugli architravi di alcune delle case più antiche, si possono notare incisi dei simboli che si possono attribuire all'antica tradizione dell'Alchimia, ovvero l'Arte delle Trasmutazioni. Cosa ci fanno questi antichi simboli sapienziali sulle porte delle case comuni? Sono emblemi puramente decorativi? Forse le antiche famiglie che abitarono quei luoghi marcarono le proprie dimore attingendo alla ricca simbologia alchemica? Oppure i simboli formano un pecorso di Sapienza che si snoda lungo tutta la città, capace di rivelare a chi ne conosca l'itinerario esatto una Verità nascosta?


In particolare, il simbolo illustrato nell'immagine di apertura si trova lungo la strada che sale verso il caratteristico Tempio circolare di San Michele Arcangelo. Questo simbolo è curioso perché lo si ritrova attraverso i secoli indifferenti contesti. In Alchimia è il simbolo della Terra Exaltata, o la Materia prossima ulteriormente portata allo stato di Magnete. Ma nel corso della storia ha assunto anche diversi significati. Di seguito illustriamo un paio di esempi.



Il Ginnasio dei Vosgi


Il sigillo di Saint-Die 1506, Monastero di Saint-Die dei Vosgi. Il canonico dell'ordine dei Chanoines di Saint-Die, Gautier Lud, letterato e scienziato, ed appassionato di astronomia e di geografia, resta affascinato dai racconti delle recenti scoperte geografiche: nell'aprile del 1500, infatti, Pedro A. Cabral aveva scoperto il Brasile, e un anno dopo Amerigo Vespucci aveva compiuto il suo secondo viaggio nelle Americhe. Grazie all'appoggio di Renato II duca di Lorena, il canonico riunì un cenacolo di studiosi, in seguito chiamato "Ginnasio dei Vosgi". Ne facevano parte lo stesso canonico, suo nipote Nicholas Lud, segretario del duca Jean Basin de Sandaucort, latinista, poeta e proprietario della stamperia che pubblicherà le loro opere; Mathias Ringmann, teologo e matematico, e Martin Waldseemüller, canonico e stimato cartografo. Nel 1507 questo gruppo di studiosi decide di stampare una nuova edizione della Geografia di Tolomeo, per la quale disegnarono e stamparono una nuova mappa dell'Universalis Cosmographie, che, in un colpo solo, sconvolse tutte le cognizioni geografiche dell'epoca. Nella mappa, infatti, figuravano molti territori e particolari che verranno ufficialmente scoperti soltanto diversi anni dopo; ad esempio, risulta già delineata la Florida, che verrà scoperta soltanto nel 1513 da Juan Ponce de Leon, oppure è segnata la Cordigliera delle Ande, scoperta (e solo in parte) ancora nel 1513. A quali informazioni ebbero accesso i componenti del Ginnasio dei Vosgi per realizzare un'opera talmente anticipatrice da non poter essere né compresa, né accettata dai cartografi loro contemporanei? Si sa che, grazie all'appoggio di Renato II presso Re Manuel di Portogallo, il canonico Lud ebbe accesso agli archivi segreti di Lisbona. Pare che in questi archivi fossero custoditi delle antiche mappe disegnate da navigatori dell'Ordine di Cristo, erede e custode della sapienza dei Cavalieri Templari. Lo stesso Cabral ne faceva parte. Non è la prima volta che il nome dei Templari viene associato a conoscenze geografiche avanzate per la loro epoca. Già Cristoforo Colombo arrivò in America a bordo di tre caravelle sulle cui vele spiccava la croce rossa templare, e si ha notizia della scoperta, al largo delle coste di Terranova, di alcuni cannoni veneziani del XIV sec., che dimostrerebbero come sia avvenuta, nel 1397, una spedizione navale congiunta di navi scozzesi e veneziane, comandata dal nobile conte templare Henry Sinclair, affiancato dal nobile veneziano Antonio Zeno. Fra i documenti della mappa realizzata dal Ginnasio nel 1507, compare una strana marca tipografica costituita da una circonferenza in cui è inserita una Tau rovesciata (noto anche come "mappamondo a T", per la forma che nel Medioevo si credesse avere la Terra) sormontata da una doppia croce di Lorena, simboli già utilizzati con precisi significati esoterici sia dai Templari, sia dall'Ordine di Cristo [1].



La casa editrice Olschki


Logo della casa editrice Leo S. Olschki 1 Marzo 1886, Verona. All'età di 22 anni Leo Samuele Olschki, nato a Johannisburg, nel territorio polacco della Russia Orientale, da una famiglia di tipografi, fonda a Verona la casa editrice cui darà il suo nome. Il logo della casa editrice, la sigla "dal cuore crociato e diviso", come la definì Gabriele D'Annunzio, è familiare agli specialisti, agli studiosi, ai bibliotecari di tutto il mondo ed ha un particolare significato per gli istituti culturali e le università. Sin dai primi anni della sua fondazione, egli lavora alacremente alla continua pubblicazione di cataloghi e di "bollettini" a frequenza addirittura quindicinale; cura le vendite all'asta con precise indicazioni di comportamento e importanti annotazioni di "desiderata" e di disponibilità ad acquisire "intere biblioteche, libri rari e preziosi, manoscritti su pergamena, etc. al massimo del valore". Ben presto la casa editrice si distinguerà nella pubblicazione di opere nel settore delle scienze umanistiche, nell'accezione più ampia del termine. Leo ed i suoi figli attraversano un periodo oscuro durante gli anni del Nazismo, colpiti dalla promulgazione delle leggi razziali in quanto di fede ebrea. Leo sarà costretto all'esilio. La decisione di negare ai cittadini "non ariani" la titolarità di imprese porta come conseguenza la forzosa cessione della Tipografia Giuntina e l'impossibilità di continuare a legare il proprio cognome all'attività antiquaria ed editoriale. Nel periodo della guerra si è dovuto, quindi, sostituire il nome sulle copertine dei libri e dei cataloghi di antiquariato con quello, immaginifico, di "Bibliopolis" conservando tuttavia la sigla in calce alla quale, in caratteri minuscoli, fu data la valenza delle iniziali 'LSO' con il motto "Litteris Servabitur Orbis", una invenzione di Leonardo, il maggiore dei fratelli. L'attività subirà altri travagli nel dopoguerra, tra i quali anche una disastrosa alluvione che distruggerà una buona parte del patrimonio librario accumulato. Oggi la casa editrice è ancora solida e rinomata grazie alle nuove generazioni che portano avanti con successo l'opera iniziata da Leo [2].





Note bibliografiche:


[1] Claudio Piani, "Inventare un nuovo mondo", pubblicato su "Hera" n° 21, Settembre 2001.

[2] "Storia della Casa Editrice Leo S. Olschki", a cura di Alessandro Olschki.




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