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Brevi riflessioni sul simbolismo dei Tre Chiodi




Il simbolo dei Tre Chiodi della Passione

l simbolo dei Tre Chiodi della Passione nella disposizione araldica 'in ventaglio'



I Chiodi della Passione


Secondo i resoconti forniti dai Vangeli, Gesù venne appeso alla croce per mezzo di tre chiodi, due dei quali a sorreggere le mani ed uno che teneva insieme entrambi i piedi. A volte si cita anche un quarto chiodo, quello che reggeva il Titulus Crucis, ossia il cartiglio che recava la scritta "Gesù Nazareno Re dei Giudei" in tre lingue diverse, abbreviato come INRI nelle rappresentazioni iconografiche. Questo chiodo viene solitamente rappresentato iconograficamente con una forma ad "L". I Sacri Chiodi sono stati, nella tradizione cristiana, una delle reliquie più sacre e preziose della Chiesa, assieme al legno della Vera Croce e al citato Titulus. Fu Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino il Grande, che trovò e riportò in Europa le più importanti reliquie della Passione, molte delle quali sono oggi esposte presso la basilica romana a lei dedicata, Santa Croce in Gerusalemme.


Ben presto i chiodi divennero importanti anche dal punto di vista simbolico. Sant'Ignazio di Loyola, in particolare, dopo aver fondato la confraternita che prese il nome di Compagnia di Gesù, ovvero i Gesuiti, adottò come simbolo della stessa il monogramma cristico, IHS, sotto al quale furono collocati i tre chiodi della Passione, disposti secondo una nota configurazione araldica chiamata "in ventaglio", dove un elemento viene collocato diritto al centro, ossia "in palo", uno in obliquo sulla sinistra, ossia "in sbarra", ed uno in obliquo sulla destra, ossia "in banda". Sempre secondo i dettami araldici, la capocchia del chiodo dovrebbe essere rigorosamente aguzza, a piramide, e le punte rivolte verso il basso.



Abbazia di Fontfroide

Cattedrale di Valencia

Chiodi e corona di spine

(Abbazia di Fontfroide, Francia)

Chiodi, corona di spine e dadi

(Cattedale di Valencia, Spagna)



Se da un lato il contesto e la collocazione ne rendono inequivocabile l'attribuzione simbolica e l'accostamento alla Passione di Cristo, dall'altro non si può negare la sua similarità a conformazioni simili, di tutt'altro significato simbolico. Di seguito, vengono trattate alcune immagini e configurazioni che rispettano la stessa topologia, ma che hanno significati simbolici molto diversi da quello attribuito originariamente ai tre chiodi. Tuttavia, non è da escludersi che in alcuni contesti lo stesso simbolo possa essere stato utilizzato per dissimulare altri significati, per cui una panoramica, anche se breve, può aiutare a chiarire le idee.



La Runa della Protezione e il Simbolo della Pace




La runa Algiz

La runa Algiz



Uno dei simboli più antichi avente questa forma è quello della runa Algiz, presente sin dalla forma più antica del Futhark, l'alfabeto runico utilizzato dalle antiche popolazioni germaniche tra il II e l'VIII secolo d.C., come Vichinghi, Angli, Juti e Goti. Questa runa, a cui foneticamente corrispondeva una z in fine di parola, aveva il significato generale di protezione, e veniva tracciata ed invocata con questo preciso scopo. I Nazisti ne usurparono l'uso adottandolo come simbolo per la Deutsches Frauenwerk o DFW (letteralmente, Opera Femminile Tedesca), un'associazione nazionalsocialista femminile fondata nell'ottobre del 1933.



Il Simbolo della Pace

Il Simbolo della Pace



Un quarto di secolo più avanti, lo stesso simbolo riappare inopportunamente rovesciato (invertendo così il suo potere protettivo) e racchiuso in un cerchio come "Simbolo della Pace", che fu creato nel 1958 come logo per una manifestazione antimilitarista dal disegnatore pacifista Gerald Holtom.



La Zampa d'Oca




La Zampa d'Oca

Il Simbolo della Zampa d'Oca



La zampa d'oca, o pie' d'oca, è un segno distintivo, un marchio di tagliapietre che ha assunto nel tempo la valenza di un segno iniziatico, e che troviamo più frequentemente nei luoghi del Cammino di pellegrinaggio che portava a Santiago di Compostela. Durante il periodo medievale lungo i territori al confine tra Spagna e Francia, a cavallo dei Pirenei (principalmente nelle regioni di Béarn, Navarra, Aragona e Paesi Baschi), esisteva una comunità di reietti che per diversi secoli furono vittime di discriminazione sociale. Erano conosciuti con nomi diversi, ma il più comune era quello di Cagots. La gente li trattava alla stregua degli appestati, o dei lebbrosi, anche se molto probabilmente essi soffrivano semplicemente di una malattia della pelle di natura genetica e non contagiosa, tipo la psoriasi. Persino la chiesa li discriminava: essi potevano assistere alla messa, ma da una zona della chiesa creata apposta per loro, e separata dal resto dell'assemblea, nella quale erano costretti ad entrare da una porta molto bassa e stretta, così da doversi inginocchiare ed abbassare il capo. Nel 1326 un editto emanato durante il Concilio di Morcenx li autorizzò a sposarsi, ma solo tra loro simili. Ciò non fece che aggravare la loro posizione, perché i ripetuti matrimoni tra consanguinei generò molte tare ereditarie che contribuì a renderli agli occhi della gente ancora più sgradevoli. I Cagots dovevano farsi riconoscere mediante un segno distintivo che portavano cucito sulle loro casacche: si trattava, appunto, di una zampa d'oca di colore rosso, motivo che gli valse anche l'appellativo di "Canards" (ossia, oche). L'unica fortuna dei Cagots era la loro vasta abilità nella carpenteria e nell'arte dei tagliapietre, il che li portò ad essere impiegati in una delle due più grandi gilde di scalpellini medievali che si contendevano gli appalti tra la Francia e la Spagna, gli Enfants de maître Jacques (i "figli di Maestro Giacomo", chiamati anche Jars, come il maschio dell'oca). Questi, a loro volta, erano riuniti in una confraternita molto potente, i Compagnons du Devoir, o del Tour De France, che lavorarono ai più grandi capolavori del gotico francese.



Il Tridente e la Trishula




Il simbolismo del Tridente

Alcune rappresentazioni simboliche del 'Tridente'



La zampa d'oca richiama, ancora, nella sua forma, quella di un tridente. Nella sua accezione originaria, il tridente è stato un simbolo positivo. Ispirato alla fuscina latina, ossia alla fiocina da pesca munita di tre denti, divenne l'attributo principe delle divinità che governavano le distese marine, ovvero Poseidone per i Greci e Nettuno per i Latini, grazie al quale si esprimeva il predominio assoluto sull'elemento marino e su tutto ciò che è ad esso relato. Inoltre, in analogia agli abissi marini, anche il dio che governava il mondo dell'Oltretomba, ovvero gli Inferi, doveva avere come attributo un tridente, e con tale simbolo di potere troviamo sovente le raffigurazioni di Ade, signore dell'Oltretomba, corrispondente al Plutone dei Latini. Fu in virtù di questo accostamento che in seguito i Cristiani cominciarono a raffigurare il loro signore degli Inferi, Satana, con lo stesso attributo, che assunse così una connotazione negativa. Nelle accezioni simboliche di questo elemento, il Ternario relativo alle sue punte rappresenta tutto ciò che questo principio numerico esprime: tra le triadi principali ricordiamo i cicli dell'esistenza, Nascita, Crescita e Morte, i cicli temporali, Passato, Presente e Futuro, e i tre aspetti dell'essenza umana, Mente, Corpo e Spirito.

La Trishula

Il simbolo della Trishula



Nelle tradizioni orientali, il tridente assume una valenza solare: chiamato Trishula, era l'attributo del dio Shiva, con il quale egli poteva distruggere i tre mondi: quello fisico, quello mentale e quello degli antenati. Nel corpo umano, i denti corrispondono al punto in cui si incontrano i tre canali energetici principali (Ida, Pingala e Shushmana), e il piccolo ovale al centro corrisponde al Terzo Occhio (Ajna in sanscrito), ossia l'occhio della visione interiore. Il rebbio centrale è quello più alto, perché esso prosegue fino al settimo chakra, localizzato al centro della sommità del cranio, il cosiddetto "loto dai mille petali" (Sahasrara in sanscrito), che viene definito la dimora di Shiva.



Il 'Gesto del Marrano'




Il Rebis alchemico

Alberto Magno indica il Rebis alchemico (Michel Maier, Symbola aureae mensae, 1617)



Un accenno, infine, va fatto ad un particolare gesto della mano che sembra permeare la storia da secoli, dai primi anni del Rinascimento fino al periodo contemporaneo. Questo gesto, che molti ritengono essere un segno di riconoscimento tra membri di società segrete, consiste nel tenere le dita della mano ben aperte e tutte separate tra loro, tranne il medio e l'anulare, che rimangono attaccati. In questo modo, se si esclude il pollice, la mano stessa assume la forma di un tridente, ovvero la disposizione a ventaglio dei tre chiodi della Passione. Questo gesto non ha un nome univoco, ma è conosciuto in letteratura sotto vari nomi: gesto del marrano, segno della triade, artiglio del drago, mano del Rebis, mano del Moloch, mano marah



Ritratto di Robert Fludd

Le linee chiromantiche

Ritratto di Robert Fludd (1574 – 1637)

Le linee chiromantiche (da un trattato di R. Fludd)



Si tratta, indubbiamente, di una posizione scomoda, e piuttosto innaturale, eppure la vediamo rappresentata molto frequentemente. Nell'arte rinascimentale ne abbiamo fulgidi esempi, come la Maddalena penitente di Tiziano (1533), oppure la Visitazione del Pontormo (1514-16), ma la casistica è molto vasta. Lo troviamo spesso associato all'alchimista inglese Robert Fludd, che lo ostenta in alcuni dei suoi ritratti, mentre la mano con le linee divinatorie che compare come illustrazione nel capitolo dedicato alla chiromanzia all'interno del trattato "Utriusque Cosmi historia" (1617-21) è presentata nella stessa postura. Un altro famoso alchimista, Michel Majer, che come Fludd simpatizzò per il movimento dei Rosa-Croce, disegna il gesto nella mano dell'androgino alchemico, il cosiddetto Rebis: lo possiamo vedere in una delle illustrazioni del suo trattato "Symbola aureae mensae", pubblicato a Francoforte nel 1617. Lo esibisce Charlie Chaplin in uno dei movimenti del balletto inventato sulle note di "Io cerco la Titina", nel film "Tempi moderni" (1936), insieme ad altri gesti rituali di carattere ermetico. Era un gesto molto amato da Gustave Rol, il sensitivo italiano (1903-1994), che più volte si fece fotografare in questo atteggiamento. Molti personaggi dello spettacolo, come Michael Jackson, David Bowie, Madonna e, in ambito italiano, Mina (raffigurata in questo gesto sulla copertina dell'album Altro, 1972), tanto per citarne alcuni, sono stati ripresi o fotografati con le dita della mano a "tridente", così come molti attori (Tom Cruise, Liv Tyler), personaggi storici (Cristoforo Colombo, Giuseppe Garibaldi, Adolf Hitler) e contemporanei, tra cui gli ultimi papi (Benedetto XVI, papa Francesco).


In Rete esistono numerosi documenti che analizzano la casistica del "gesto del marrano", ma le fonti sono sempre poco chiare e spesso discutibili. Questi articoli, o filmati, tirano in ballo antichi complotti di stampo giudaico, massonico o gesuitico che si perpetuano fino ad oggi. Una di queste teorie attribuisce l'invenzione del gesto ai seguaci di un'antica setta mistica che si sviluppò in Spagna durante il XVI secolo, e che fu perseguitata dalla Santa Inquisizione nel 1525 con l'accusa di eresia. Costoro si facevano chiamare gli Alumbrados, ovvero gli Illuminati, un termine che secoli dopo ispirerà il massone Adam Weishaupt per la creazione di un'altra famosa società segreta creata in Germania nel XVIII secolo: gli Illuminati di Baviera. Molti dei seguaci degli Alumbrados furono i cosiddetti conversos, ovvero Ebrei Sefarditi convertiti a forza al Cristianesimo per evitare la condanna durante le persecuzioni giudaiche del XV secolo. Questi ebrei della penisola iberica continuarono in segreto a professare la propria religione, dando luogo al fenomeno del criptogiudaismo (ebraismo nascosto), e si cominciò a chiamarli col nome dispregiativo di marrani, un termine che indicava i maiali, forse derivato dall'arabo mahram, che significa 'cosa proibita'. Alcuni grandi mistici cristiani vennero sospettati, nel corso della loro vita, di aver fatto parte della setta degli Alumbrados. Tra questi vi fu Santa Teresa d'Avila e, soprattutto, Sant'Ignazio di Loyola, che nel 1527 fu condotto dinnanzi ad un tribunale ecclesiastico con l'accusa di simpatizzare per gli Alumbrados. Secondo queste teorie, i tre chiodi apposti sotto il Cristogramma nel simbolo dei Gesuiti volevano ricordare segretamente proprio il gesto di riconoscimento tra gli adepti di questa setta.


Ma le cose andarono veramente in questo modo? In realtà nel corso del tempo il gesto è stato indicato come segno di riconoscimento ermetico tra varie categorie di iniziati: massoni, gnostici, cabalisti... troppi, forse, per avere un quadro sensato della situazione. La verità è che questo gesto appare nei contesti più disparati, e nell'arco di troppi secoli per poter attribuire la sua presenza ad un unico filone ermetico. Resta, come unica fonte di dubbio, il perché dell'ostentazione di una simile postura della mano che risulta, come già detto e come chiunque può sperimentare, abbastanza scomodo ed innaturale.





Il monogramma di Cristo (IHS)


Indice dei Simboli