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PARIGI


La casa di Nicolas Flamel



La casa di Nicolas Flamel



Nicolas Flamel


Ritratto di Nicolas Flamel Esistono dei personaggi che sono leggendari, eppure la loro fama è circoscritta ad un ristretto gruppo di conoscitori. Uno di costoro è certamente Nicolas Flamel, scrivano ed alchimista francese vissuto a Parigi a cavallo tra il XIV ed il XV secolo. Flamel nacque a Pontoise nel 1330 e morì a Parigi nel 1418. Esercitava la professione di scrivano, copista e miniaturista presso una minuscola bottega situata nei pressi della Chiesa di Saint-Jacques-le-Boucherie. All'inizio della sua carriera conobbe una donna, di alcuni anni più anziana di lui, e di grande esperienza (era stata già vedova per due volte), chiamata Dame Pernelle. I due convolarono a nozze nel 1368 e la loro unione fu sempre felice e in armonia. Nicolas divenne in seguito libraio e giurato per conto dell'università, una posizione assai remunerativa in un'epoca in cui l'analfabetismo era ampiamente diffuso e l'istruzione era apporto di pochi privilegiati. Questo fatto, unitamente al notevole patrimonio accumulato da Pernelle dopo i precedenti due matrimoni, rese la coppia molto agiata. Eppure, si tramanda che essi fecero sempre una vista modesta e morigerata, e che devolvettero molto del loro denaro in opere benefiche, realizzando scuole, ospedali, ricoveri per bisognosi, e restaurando chiese e monumenti. Pernelle morì nel 1397, lasciando al marito un cospicuo patrimonio. Flamel si trasferì in una nuova casa, donando quella vecchia come ricovero per poveri. Nel 1418 anche Nicolas passò a miglior vita; venne seppellito secondo le sue volontà, espresse in un testamento redatto due anni prima e datato 22 Novembre 1416, nella Chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie, in una tomba la cui lastra di copertura era stata progettata dallo stesso Flamel. Oggi dell'antica chiesa, demolita durante il XVIII sec., rimane solo il campanile, sul quale spicca il santo di Compostela, con lo sguardo rivolto verso occidente. La tomba di Flamel venne più volte profanata e danneggiata da sprovveduti alla ricerca di qualche fantomatico tesoro, poi definitivamente smantellata insieme con la chiesa. L'unica a salvarsi è stata la sua lastra tombale, che oggi si trova esposta all'interno del Hôtel de Cluny, hotel particulier del XV sec. che dal 1848 ospita il Museo Nazionale del Medioevo. Esiste un ritratto di Nicolas Flamel, che lo ritrae come un vegliardo dallo sguardo posato e la barba fluente, ma esso risale al XIX sec. ed è pertanto da ritenersi opera d'immaginazione; d'altronde, come insegna la Cabala Fonetica (o "Linguaggio degli Uccelli"), in lingua francese la parola "vieillard" (vegliardo) si può anche leggere come "vieille art", cioè l'Arte Antica, in riferimento all'Alchimia, pertanto i sapienti usavano spesso la figura di un uomo anziano come allegoria stessa dell'Arte della Trasmutazione.



Tra storia e leggenda


Intorno alla figura di Flamel fiorirono, dopo la sua morte, numerose storie e aneddoti leggendari che ne fecero la figura straordinaria che oggi conosciamo. Si narra, dunque, che una notte egli ebbe un sogno rivelatore, nel quale un angelo gli apparve e gli mostrò un libro, dicendogli: «Flamel, guarda questo libro che per ora ti è incomprensibile; però se per molti altri rimarrà tale, un giorno tu vedrai in esso ciò che nessuno saprà vedere». Anni dopo, precisamente nel 1357, un venditore si presentò al suo cospetto cercando di vendergli vecchi manoscritti; Nicolas stava per mandarlo via quando riconobbe, tra i tomi che il mercante gli stava mostrando, proprio il libro che aveva sognato anni prima. Avendolo acquistato, si accorse però di non poterlo leggere, in quanto scritto in una lingua dai segni sconosciuti, che poi si rivelò essere l'ebraico, a lui incomprensibile. Per anni Flamel s'impegnò, insieme alla moglie, a comprendere il manoscritto, consultando diversi studiosi ed alchimisti, tra cui anche un certo maestro Anselmo, un accademico esperto di discipline ermetiche, senza successo. Purtroppo in Francia non c'erano studiosi ebrei che potevano aiutarli, essendo stati questi espulsi in seguito alle persecuzioni.


Finalmente, nel 1378, egli decise di intraprendere il Cammino di Santiago di Compostela, partendo con un gruppo di pellegrini dalla Chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie. Fu durante il viaggio di ritorno, a Leon, che Flamel entrò finalmente in contatto con un certo maestro Cances, un medico ebreo convertitosi al Cristianesimo. Flamel lo convinse a seguirlo in Francia, ma il maestro morì prima di arrivare a Parigi, preso Orleans. Grazie ai suggerimenti avuti lungo il cammino, tuttavia, Flamel riuscì a decifrare completamente il manoscritto, che si rivelò come un trattato alchemico intitolato "Libro di Abramo il Giudeo". In seguito a questa conoscenza, finalmente, il 17 Gennaio 1382 (una data, come si vedrà, simbolica e significativa) Flamel e sua moglie Pernelle ottennero la Pietra Filosofale ed attraverso di essa moltiplicarono le loro fortune. Numerose sono anche le leggende che vedrebbero Flamel non realmente morto ma diventato immortale grazie ai poteri della sua Pietra. Egli, dunque, avrebbe solo cambiato identità nel corso dei secoli, assumendone via via di nuove. L'ultima di queste, nel XX secolo, sarebbe stata quella del misterioso adepto Fulcanelli.


Un altro ben noto filone leggendario è quello che vedrebbe Nicolas Flamel come Nautonnier (ossia, Gran Maestro) del Priorato di Sion, il mitico ordine segreto nato da Gerusalemme ai tempi di Goffredo di Buglione, come elite segreta all'interno della gerarchia templare. Significativa è, a questo proposito, la data del 17 Gennaio, che Flamel annota come data della riuscita della Grande Opera e che costituisce un giorno importante che riecheggia spesso in tutte le vicende legate al Priorato. Naturalmente non esistono prove storiche dell'esistenza del Priorato, anche se, almeno come credenza, la teoria della discendenza di Gesù avuta da Maria Maddalena e di un ordine segreto creato per preservarne la memoria e per proteggerla ha da sempre serpeggiato come una "corrente di pensiero sotterranea" diffusa negli ambienti esoterici e massonici di ogni tempo.



Rue de Montmorency, 51


L'ultima residenza di Flamel a Parigi fu una casa situata in Rue de Montmorency, al civico 51, che esiste ancora oggi ed è una delle case più vecchie di Parigi, conservata come monumento nazionale. La stretta via in cui si trova è una delle traverse di Rue du Temple, perciò la casa si trova nel contesto di quello che fu l'antico Quartiere del Tempio parigino. A dispetto delle ultime volontà del suo proprietario, la casa non divenne mai un ospizio per i poveri, ma venne acquisita da privati e trasformata in un ristorante, la "Taverna Nicolas Flamel" che esiste ancora oggi.



La targa commemorativa

Targa commemorativa sulla Casa di Nicolas Flamel



All'esterno della vetusta abitazione è apposta una targa commemorativa, che recita così:


MAISON DE NICOLAS FLAMEL
ET DE PERNELLE SA FEMME
POUR CONSERVER LE SOUVENIR
DE LEUR FONDATION CHARITABLE
LA VILLE DE PARIS A RESTAURE EN 1900
L'INSCRIPTION PRIMITIVE
DATEE DE 1407


Casa di Nicolas Flamel
e di sua moglie Pernelle
Per preservare il ricordo
della loro fondazione caritatevole
la Città di Parigi ha restaurato nell'anno 1900
l'iscrizione originaria
datata 1407



L'iscrizione a cui si fa riferimento è quella che corre sul cornicione di tutte e cinque le arcate rettangolari in cui è suddivisa la parte inferiore della facciata. Questa iscrizione, fatta apporre da Flamel stesso, dice: "Nous hommes et femmes laboureurs demourans ou porche de ceste maison qui fut faite en l'an de grâce mil quatre cens et sept somes tenus chascun en droit soy dire tous les jours une paternostre et un ave maria en priant Dieu que sa grâce face pardon aus povres pescheurs trespasses Amen". Tradotta in italiano, la frase suona così: "Noi, uomini e donne che lavoriamo, abitando in questa casa, fatta nell'anno di grazia 1407, siamo tenuti a recitare ogni giorno un "Padrenostro" e un "Ave Maria" pregando Dio che nella sua grazia perdoni i poveri peccatori trapassati. Amen".



Bassorilievi simbolici

Uno dei pilastri con decorazioni simboliche

Dall'alto verso il basso: un angelo suonatore di lira, un angelo suonatore di liuto, la scritta "Ora"



Ciascuno dei cinque pilastri era originariamente decorato da bassorilievi simbolici, dei quali oggi non rimane che una traccia sempre più flebile. La leggenda dice che Flamel fece apporre per immagini il suo procedimento segreto per fabbricare la Pietra. Quel che oggi rimane visibile sono, nella parte superiore dei pilastri, alcune figure di personaggi barbuti che reggono dei lunghi cartigli sinuosi sui quali potevano, una volta, essere state incise delle frasi. Tra essi anche una figura imberbe, con il capo avvolto da un turbante, che alcuni identificano come lo stesso Flamel. Sui due pilastri centrali abbiamo ancora le figure di quattro angeli, due per ciascuno, che suonano degli strumenti musicali. Infine, si leggono delle iniziali (sono ben visibii, ancora, una N ed una O) e quello che dovrebbe essere il motto degli Alchimisti, "Ora et Labora", mutuato dalla regola benedettina (l'ultima parola, in realtà, è quasi illeggibile).



Contenuti del dossier


Parigi: il Vascello di Iside

I luoghi Templari

Il Pont-Neuf

La Cattedrale di Nôtre-Dame

La casa di Nicolas Flamel

La Chiesa di Saint-Jacques-du-Haut-Pas

La Chiesa di Saint-Sulpice

La Chiesa di Saint-Germain-des-Prés

La Chiesa di Saint-Séverin


Di prossima pubblicazione:

L'Axe Historique






Misteri d'Oltralpe