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Chiesa di Sant'Erasmo (XII sec.)


Veroli (FR)



Chiesa di Sant'Erasmo



La Chiesa di Sant'Erasmo di Veroli è un edificio di stile romanico che si trova nel cuore del paese, a breve distanza dalla Porta Romana, e lungo la Via Garibaldi che risale il centro storico. Esso venne edificato su un precedente monastero benedettino, che a sua volta fu costruito sui resti di un antico tempio pagano dedicato al dio Apollo: ciò avvenne nel 529 per opera di San Benedetto insieme ad alcuni dei monaci del suo seguito, durante il trasferimento da Subiaco a Montecassino. I Benedettini rimasero a Sant'Erasmo fino al XII sec., epoca alla quale appartengono sia la facciata romanica, sia il portico a tre archi, nonché l'alto campanile che fu ricavato da una precedente torre di avvistamento romana. Ai Benedettini subentrarono i Canonici regolari, e l'aspetto attuale dell'edificio è dovuto alle successive trasformazioni e ristrutturazioni, che si evidenziano nella parte superiore della costruzione, intonacata in un colore arancione scuro, che venne realizzata dopo il XVII sec.



Simbolismo: i Nodi dell'Apocalisse



Il Nodo dell'Apocalise

Uno dei Nodi dell'Apocalisse sulla facciata della chiesa



Per ogni appassionato di simbolismo, l'edificio presenta numerosi spunti di riflessione. La caratteristica più notevole è senza dubbio la presenza ei tre grandi Nodi dell'Apocalisse sulla facciata laterale, quella che prospetta su Via Garibaldi. Due di essi, ben conservati, si trovano ai lati opposti dell'arco centrale, mentre il terzo, assai deteriorato, si trova sul lato destro dell'ultimo arco sulla destra. La loro peculiarità è che presentano un doppio anello di contorno, una variante piuttosto rara che suscita una legittima questione: se qui, cioè, in questa chiesa, il simbolo assuma una valenza del tutto particolare, legata al luogo.



Le Triplici Cinte



La Triplice Cinta all'interno del cortile

La Triplice Cinta all'interno del cortile



Meno vistosa, ma ugualmente imponente, è la presenza di un altro simbolo ben noto tra le pietre di S. Erasmo: la Triplice Cinta. Un frammento di pietra recante uno schema parziale di questo emblema si trova murato accanto all'arco del campanile, sul lato sinistro della facciata esterna. Si nota bene la parte centrale, mentre la "cinta" più esterna è andata perduta con il resto della pietra, che è stata certamente reimpiegata da una precedente costruzione.


Ancora sull'esterno della facciata, alla base di uno degli archi, un blocco di pietra che fa angolo con il pilastro di sostegno presenta sulla sua superficie il graffito di una grande Triplice Cinta, avente il lato di circa 20 cm. Il tratto è molto fine ed è molto difficile imbattersi in essa per caso.



La Triplice Cinta sul campanile

 

La Triplice Cinta all'esterno del cortile

La Triplice Cinta sul campanile

 

La Triplice Cinta all'esterno del cortile



L'esemplare più vistoso, invece, si trova nel cortile d'ingresso, dalla parte interna. Occorre guardare alla base dell'arco di sinistra, ma se non vi sono vasi poggiati sopra lo schema non può sfuggire: i suoi tratti sono profondi e definiti, la cinta più esterna misura circa 30 cm di lato ed è mancante di uno spigolo, perché la pietra è scheggiata in un angolo.



La Madonna, la Luna ed il Serpente


Entrando nell'atrio, colpisce sulla parete di fondo un affresco realizzato con la nota tecnica del trompe-l'oeil, che da lontano sembrerebbe una statua. Si tratta di una diffusa rappresentazione iconografica della Madonna che schiaccia il Serpente con i piedi. Al di sotto della scena, si trova una grande mezzaluna, segno tradizionalmente e simbolicamente associato al culto della dea Iside. L'accostamento tra le due icone sembrerebbe alludere ai culti misterici della Grande Madre, soprattutto se si considera che il Serpente è spesso utilizzato come simbolo delle correnti telluriche sotterranee, le energie della Terra, che la Grande Madre, appunto, conserva nel suo grembo. Il potere generatore del Principio Femminile così evocato, l'utero-caverna-coppa-Graal veniva spesso indicato con un segno a forma di Omega rovesciata, una sorta di ferro di cavallo capovolto, e qui, se ben osserviamo il dipinto, lo ritroviamo nella forma che il corpo del Serpente assume subito davanti la figura di Maria. È quindi possibile che chi abbia realizzato il dipinto abbia voluto sottintendere più di quanto era previsto, una verità sapienziale che scorre come fiume sotterraneo nella dottrina ufficiale della Chiesa. Resta da capire, però, chi ha realizzato il dipinto ed in che epoca, perché, a meno di un sapiente restauro, sembra più recente e ben conservato.



Il cortile interno della chiesa

 

La Madonna-Iside

L'immagine della Madonna-Iside all'interno del cortile



Il Miracolo Eucaristico


Entrando nella chiesa, l'aura mistica di stampo medievale lascia il posto all'architettura fredda e severa tipica del XVIII secolo. L'interno, suddiviso in tre navate, conserva molte opere d'arte, tra le quali spicca la grande tela, collocata in fondo alla navata sinistra, eseguita nel 1747, che celebra l'incontro di papa Alessandro III con il Vescovo di Bamberga Everardo, avvenuto in questa stessa chiesa nel 1170. Il vescovo giungeva come emissario dell'imperatore Federico Barbarossa per la stipula di un trattato di pace che venne stilato alla presenza di sedici cardinali e di vari rappresentanti della Lega Lombarda.


La chiesa è anche nota per un altro fatto documentato, di carattere più mistico: si tratta del Miracolo Eucaristico che si verificò nel 1570, durante l'esposizione del Santissimo Sacramento nella consueta adorazione di quaranta ore che si svolgeva dopo la Pasqua. Il giorno 26 Marzo di quell'anno la piccola teca cilindrica che custodiva l'ostia consacrata, insieme al calice che la conteneva ed al velo che la ricopriva divennero come trasparenti, ed una forte luce brillò dall'interno della particola, seguita da visioni miracolose di alcuni fanciulli e del Cristo in croce. L'evento si verificò nuovamente il giorno dopo, quando la notizia si era già diffusa in tutto il paese e si erano verificate molte guarigioni portentose. Oggi il calice viene custodito all'interno della Cappella del Sacramento e viene utilizzato per la celebrazione della messa soltanto una volta l'anno, il martedì dopo la Pasqua.




Per approfondimenti, cfr. Giulio Coluzzi e Marisa Uberti, "I luoghi delle Triplici Cinte in Italia", Eremon Edizioni, Aprilia (LT), 1998.



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