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Il mitreo di Segontium



Caernarfon (North Wales)



Il mitreo di Segontium



Il forte romano di Segontium viene citato nell'Itinerario Antonino del II sec. d.C. e si trova nel Galles del Nord, non lontano dalla costa che si affaccia sull'isola di Anglesey. Il nome indicava probabilmente un forte o un villaggio costruito dalla tribù locale dei Segontii; oggi il nome del luogo è Caernarfon, che significa "forte presso la foce del fiume". Il forte venne stabilito nell'autunno del 77 d.C. da Giulio Agricola, governatore romano della Britannia, come avamposto di osservazione per la foce del fiume Menai e per la conquista dell'isola di Anglesey. Esso rimase abitato fino all'anno 383 d.C. ca.



Resti del forte romano di Segontium

Una vista sui resti del forte romano di Segontium



I resti di un tempio dedicato al dio Mitra vennero ritrovati a circa 140m dall'ala nord-est dell'accampamento quasi per caso, nell'anno 1958. Gli scavi vennero effettuati all'inizio dell'anno successivo per conto del National Museum of Wales, sotto la direzione di George Boon. Sebbene non furono ritrovati manufatti o altari relativi al culto di mitra, la struttura allungata dell'edificio (14,6m x 6,55m) e la presenza di due grossi banconi laterali ed uno stretto corridoio centrale evidenziano la tipica struttura dei templi mitraici.


L'analisi archeologica ha evidenziato tre differenti fasi costruttive del mitreo, tutte intorno al III secolo. La prima fase riguardò il nucleo principale del tempio, che consisteva in uno stretto nartece situato all'estremità meridionale, dal quale si accedeva alla sala vera e propria, una lunga navata centrale affiancata da banconi laterali. Al termine della sala, al'estremità nord, un'alcova rettangolare ospitava probabilmente la rappresentazione della “tauroctonia”. Non essendo scavato sottoterra, l'edificio presentava sicuramente un tetto di copertura, necessario a ricreare l'ambiente stretto e oscuro di una grotta, alla maniera dei templi mitraici che sono stati realizzati in Italia presso Ostia Antica.


La seconda fase costruttiva vide la realizzazione di un sottile colonnato per meglio sorreggere il peso della copertura dell'edificio. Le dieci sottili colonne di supporto poggiavano su piccole basi di pietra, ciascuna diversa dall'altra, segno che le pietre sono state reimpiegate da diverse altre costruzioni: tutte a base quadrata tranne una che aveva una forma circolare. Tracce di un solco a “V” sono state individuate alla base della parete nord: una conduttura idrica, alimentata da un serbatoio esterno, portava l'acqua all'interno del tempio e scorreva diagonalmente lungo la navata: probabilmente utilizzata per le abluzioni rituali oppure per lavare il pavimento dal sangue sacrificale del toro.


La terza ed ultima fase, che fu preceduta da un parziale crollo della copertura, vide l'innalzamento del livello del pavimento, probabilmente mirato ad un miglior drenaggio delle acque. I livelli dei banconi laterali vennero innalzati di conseguenza, e il colonnato realizzato nel corso della seconda fase venne rimosso.





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